Gio, 19 Settembre 2024
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Pompei: cose mai viste grazie agli scavi e al piano sequenza di Alberto Angela

Con la puntata speciale di “Meraviglie” in onda in prima serata lunedì 27 maggio su Raiuno, Alberto Angela compie un miracolo tecnico e artistico. Due eccellenze del Made in Italy in una sola trasmissione: un viaggio veritiero nella città di 2000 anni fa effettuato con un unico piano sequenza di due ore e dieci minuti, senza interruzione.

Portare lo spettatore in un viaggio alla scoperta dei nuovi scavi e delle nuove meraviglie di Pompei in due ore e dieci ininterrotti di riprese, nella città che torna a vivere dopo 2000 anni, è stato il merito di Albero Angela, del regista Gabriele Cipollitti e di tutta la squadra che da anni lavora con loro, realizzando documentari di inaudita qualità e bellezza.  

Il ricorso a questa tecnica di ripresa è abbastanza inusuale nella televisione che pure in sé sarebbe invece proprio il mezzo per mostrare a distanza la realtà (tele – visione). Cosa che non succede quasi mai se non per eventi sportivi o parate militari, mai con un’unica telecamera. La televisione era nata per questo e invece non mostra mai la verità, è sempre una ricostruzione della realtà in studio o con più set e un montaggio che vuole interpretare la realtà facendola passare per vera. Per chi ci ha lavorato è facile sostenere che la tv non dice mai la verità anche se sembra sia così. Ma col piano sequenza non puoi mentire.

Il piano sequenza è sempre una realizzazione affascinante e complicata, sia al cinema che in televisione

Il piano sequenza è sempre affascinante, perché simile alla nostra esperienza di vita, e il cinema ogni tanto vi ha fatto ricorso con Woody Allen in particolare in quattro film: Annie Hall (1977), Manhattan (1979), Husbands and Wives (1992), Match Point (2005). Ma prima di lui il maestro Hitchcock con Nodo alla gola e recentemente nella scena iniziale di La La Land di Chazelle con i ballerini che si arrampicano sulle vetture colorate di Los Angeles senza la cinepresa si allontani mai un secondo da loro.

Il direttore del Parco Archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel, ha dato questa opportunità e, dopo anni, Alberto e Gabriele hanno potuto realizzare il sogno di girare una puntata unica davvero speciale. Con l’aiuto del Centro Rai di Napoli e di tutta una squadra di tecnici e assistenti ma anche grazie alla disponibilità degli ospiti che li hanno seguiti in questa opera di stampo teatrale.

Pompei un’eccellenza italiana della storia unica al mondo

Pompei è indubbiamente una grande eccellenza italiana. La possibilità di vedere e toccare con mano la vita di una città romana del 79 d.C. La possibilità di vivere la tragedia del disastro provocato dall’eruzione di un vulcano, il Vesuvio, che ha seppellito un’intera florida città con le sue case, i luoghi della quotidianità della vita delle persone, la gente che tentava di scappare e di mettersi in salvo, le loro case, le opere d’arte, i monumenti, i negozi, i cibi dell’epoca, ovviamente non conservati ma bloccati dalla cenere nel loro stato di 2000 anni fa. Addirittura le scritte talvolta oscene, talaltra divertenti sui muri, le raffigurazioni libertine dei luoghi d’incontri sessuali, i graffiti di un bambino, le monete frutto del commercio ancora conservate in un cassetto o in uno scrigno della bottega.

La città che era sparita e che è tornata a vivere dopo 2000 anni

La città sparì dalla storia e cadde in un oblio profondo, nonostante alcune menzioni in Stazio e Marziale. Nel 1592, un secolo dopo la scoperta dell’America, durante la costruzione del canale Sarno, tornò alla luce qualcosa di Pompei, ma dovette passare un secolo ancora prima di poter annunciare al mondo il ritrovamento di questa città perduta. Gli scavi del 1748 in seguito agli studi di Roque Joaquin de Alcubierre sulla vicina Ercolano consentirono di riportare alla luce del sole i resti di Pompei. Per altro in ottimo stato di conservazione. Infine nel 1997, con Ercolano e Oplontis (Torre Annunziata) Pompei è stata dichiarata sito patrimonio dell’umanità, dall’Unesco.

Nessun parco tematico o nessuna ricostruzione può arrivare a entusiasmare più di Pompei

Pompei è una cosa unica al mondo. L’ultimo spettacolo, quello della morte, si potrebbe dire parafrasando il film di Peter Bogdanovich, The Last Picture Show del 1971. Ma nel caso di Pompei la città è morta ma non è sparita. È lì, davanti a noi, nella sua rappresentazione più viva che mai, come una fotografia, viva ma ingessata a quel giorno di quell’anno funesto. Che fosse il 24 agosto o il 24 ottobre del 79 ancora non è certo, ma sicuramente una delle due date.

Quell’evento – funesto per gli abitanti dell’epoca- però ha consentito di poter dare a noi l’opportunità di fare un viaggio nel loro – e nel nostro – passato. Ma non attraverso una ricostruzione scenica o grafica in 3D, o un videogioco, bensì nella realtà vera che più vera non si potrebbe. Nessun parco giochi americano riuscirebbe a pensare qualcosa di più entusiasmante e concreto di Pompei.

Pompei – Alberto Anngela con la troupe foto dal sito facebook

Lo stesso Alberto Angela ha presentato la eccezionalità del suo evento prima della messa in onda

Alberto Angela ha presentato in un trailer il programma prima della messa in onda, dove spiega la tecnica di ripresa inusuale che è stata adottata e che rappresenta essa stessa una novità nella realizzazione di un documento-verità. Il quale già di per sé costituisce una meraviglia per lo spettatore, per la qualità e i contenuti che presenta al pubblico in prima serata.

Dice Angela: “Questo programma avrà un modo di raccontare Pompei diverso. Qualcosa che a nostra conoscenza in televisione non è stato fatto, cioè un piano sequenza… significa che la telecamera ti segue mentre tu cammini e di solito a un certo punto si ferma e guardi un’altra telecamera, c’è uno stacco, si va su un altro set, un’altra scena. Noi non facciamo così.  C’è questa telecamera che mi segue per due ore e 10’ e facciamo qualche km (3) a Pompei, fermandoci nei luoghi, nelle case, degli scavi. Andiamo dove ci sono i cantieri e lì intervistiamo archeologi, studiosi, anche restauratori. Ecco, questo è qualcosa che non è mai stato fatto: un pian o sequenza di due ore e 10 è veramente una cosa difficile per tutti. Non bisogna mai sbagliare. Se si sbaglia si deve ricominciare daccapo tutto.  Questo vale per gli operatori, per il fonico, regia, tutto e anche per il sottoscritto.

Quello che abbiamo fatto è qualcosa di simile al teatro

“Quello che abbiamo fatto è simile al teatro. Mentre di solito si fa il film, con vari set, ogni giorno si fa qualcosa di diverso e alla fine viene fuori un film. Questo è più simile al teatro, come cominci alla fine finisci e non bisogna sbagliare. E quindi bisogna essere bravi sul palcoscenico, e dico tutti, tecnici, regista, gli operatori, gli assistenti… ma anche chi lavora nel parco archeologico di Pompei. Abbiamo avuto una disponibilità che non era mai accaduta prima e ci sono dei dietro le quinte che faremo vedere, alla fine del programma, per mostrare cosa significa realizzare un piano sequenza. Sono tre operatori che si danno il cambio, si passano la telecamera uno dopo l’altro. La telecamera viene montata su tre bracci e anche su dei veicoli, perché io prenderò dei veicoli e quindi è tutto una specie di coreografia tecnica che richiede altissima professionalità, come si trova in Rai.

Faremo vedere i cantieri dove i turisti non possono andare. Facciamo quello che tutti avrebbero voluto fare, cioè avere la possibilità di usufruire di un “passi” speciale e fare domande agli archeologi e agli esperti mentre stanno lavorando per sapere anche che cosa stanno trovando. Ecco noi vi mostreremo tutto questo.”

Vedremo come torna alla luce un oggetto coperto dai lapilli

“Ci sono opere d’arte, vedrete affreschi mai visti primi, sarete i primi a vederli. Sarà certamente una scoperta per tutti vedere i grandi affreschi ritrovati. Poi c’è anche la vita quotidiana. Io non so cosa sia più emozionante. Se la grande forma d’arte o l’oggetto quotidiano. Vedrete oggetti che emergono dai lapilli, il momento in cui tornano alla luce dopo quasi 2000 anni. Queste sono le cose che a me colpiscono sempre di più. Le testimonianze della vita delle persone.

In tutti i documentari si vede sempre Pompei con un grande vulcano dietro e la gente si chiede ma come mai erano così tranquilli con un vulcano così grande? Ebbene la sorpresa, ed è una delle cose che diremo durante la puntata, ed è uno dei miti da sfatare, è che non esisteva di fatto quel vulcano. C’era un monte basso, che era un vulcano addormentato da generazioni e nessuno sapeva che era un vulcano, per come era coperto di boschi…di conseguenza c’era una situazione per cui era come se questo vulcano fosse nascosto, invisibile. E ha sorpreso tutti, i romani non avevano la nostra preparazione scientifica e tecnologica. Ignoravano completamente che quel monte fosse un vulcano.

L’altra curiosità è che non è mai arrivata una singola goccia di lava a Pompei. Sono arrivate valanghe di gas, ceneri, lapilli ma quell’immagine molto cinematografica dell’arrivo della lava non è mai accaduta.”

Il servizio pubblico sarebbe il luogo ideale dove fare questi documentari, finché riesci a farli

“Noi continuiamo una tradizione che dura da tanti decenni di scienza, di cultura e di divulgazione. Io penso che la rai sia il luogo naturale per fare divulgazione pubblica, essendo una televisione pubblica, è come la scuola. Io ho sempre pensato questo.  La Rai è il luogo ideale dove fare tutto questo, almeno finché riesci a farlo.”

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